martedì 24 novembre 2009

Big Kahuna, il monologo

Goditi potere e bellezza della tua gioventù. Non ci pensare.
Il potere di bellezza e gioventù lo capirai solo una volta appassite.
Ma credimi tra vent'anni guarderai quelle tue vecchie foto.
E in un modo che non puoi immaginare adesso.

Quante possibilità avevi di fronte
e che aspetto magnifico avevi!
Non eri per niente grasso come ti sembrava.

Non preoccuparti del futuro.
Oppure preoccupati ma sapendo che questo ti aiuta quanto masticare un chewing-gum per risolvere un'equazione algebrica.

I veri problemi della vita saranno sicuramente cose che non ti erano mai passate per la mente, di quelle che ti pigliano di sorpresa alle quattro di un pigro martedì pomeriggio.

Fa' una cosa ogni giorno che sei spaventato: canta!

Non essere crudele col cuore degli altri.
Non tollerare la gente che è crudele col tuo.

Lavati i denti.

Non perdere tempo con l'invidia: a volte sei in testa, a volte resti indietro.
La corsa è lunga e, alla fine, è solo con te stesso.

Ricorda i complimenti che ricevi, scordati gli insulti.
Se ci riesci veramente, dimmi come si fa...

Conserva tutte le vecchie lettere d'amore,
butta i vecchi estratti-conto.

Rilassati!

Non sentirti in colpa se non sai cosa vuoi fare della tua vita.
Le persone più interessanti che conosco a ventidue anni non sapevano che fare della loro vita.
I quarantenni più interessanti che conosco ancora non lo sanno.

Prendi molto calcio.

Sii gentile con le tue ginocchia,
quando saranno partite ti mancheranno.

Forse ti sposerai o forse no.
Forse avrai figli o forse no.
Forse divorzierai a quarant'anni.
Forse ballerai con lei al settantacinquesimo anniversario di matrimonio.
Comunque vada, non congratularti troppo con te stesso,
ma non rimproverarti neanche: le tue scelte sono scommesse,
come quelle di chiunque altro.

Goditi il tuo corpo,
usalo in tutti i modi che puoi,
senza paura e senza temere quel che pensa la gente.
E' il più grande strumento che potrai mai avere.

Balla!
Anche se il solo posto che hai per farlo è il tuo soggiorno.

Leggi le istruzioni, anche se poi non le seguirai.
Non leggere le riviste di bellezza:
ti faranno solo sentire orrendo.

Cerca di conoscere i tuoi genitori,
non puoi sapere quando se ne andranno per sempre.
Tratta bene i tuoi fratelli,
sono il miglior legame con il passato
e quelli che più probabilmente avranno cura di te in futuro.

Renditi conto che gli amici vanno e vengono,
ma alcuni, i più preziosi, rimarranno.
Datti da fare per colmare le distanze geografiche e gli stili di vita,
perché più diventi vecchio, più hai bisogno delle persone che conoscevi da giovane.

Vivi a New York per un po', ma lasciala prima che ti indurisca.
Vivi anche in California per un po', ma lasciala prima che ti rammollisca.

Non fare pasticci con i capelli: se no, quando avrai quarant'anni, sembreranno di un ottantacinquenne.

Sii cauto nell'accettare consigli,
ma sii paziente con chi li dispensa.
I consigli sono una forma di nostalgia.
Dispensarli è un modo di ripescare il passato dal dimenticatoio,
ripulirlo, passare la vernice sulle parti più brutte
e riciclarlo per più di quel che valga.

Ma accetta il consiglio... per questa volta.

domenica 13 settembre 2009

31/08/2009

Ho bisogno di aria. Di natura, di mondo.
Sfocio in una egoistica solitudine.
Ma l'estate voglio sentirmela addosso.
Ne ho bisogno come di bere.
Il contatto con l'estate mi riappacifica. Quieta l'animale in gabbia che sono.
Ho bisogno di vedere, toccare ogni angolo di paesaggio.
Ogni anno, di questi tempi, arriva puntuale il vello della tristezza. Malinconica certezza dell'arrivo del buio, mi cala l'oscuro negli occhi.

martedì 25 agosto 2009

24/08/09

Essere diversi è faticoso.
Esserlo da tutta una vita, è logorante.

Ce ne sono di diversi, immagino. Saremo dunque in molti a sentirci sempre così confusi, dolenti, incazzati?

Riesco solo
a subire
la mia unicità
Incapace
di assaporare
la mia autenticità

Diversa
come una nota stonata
come un colpo di coda
uno sbaglio
una colpa

Diversa, insensata
come scheggia impazzita
come sfortuna subita
un imbroglio
un'accusa


Ok, quello che ho scritto sa molto di adolescenziale. E sarà perchè mi hanno fatto incazzare parecchio stasera, o sarà perchè m'è rimasto uno spicchio di adolescenza attaccato allo stomaco, e non ne vuole sapere di lasciarmi andare. E quasi quasi, nemmeno io ne voglio sapere di lasciarlo andare; me la tengo stretta la mia porzione di emozioni devastanti e totali, l'incanto di non sapere cosa farò da grande... Lo metto accanto allo stupore e all'impazienza, di aprire i regali al compleanno.

domenica 26 luglio 2009

26/07/2009

A me piace guardare dentro le finestre delle case.
La sera, la notte, mi piace entrare nelle finestre che hanno le luci accese. Pensare che ci sono altre vite che sono sveglie con me, altri micromondi che si muovono.
"Come quando vedi le case passando col treno!"
Si, più o meno. Anche a me piace quando vedi le case passando col treno. Entri dentro altre vite, per un attimo. Poi scorri via, e loro continuano con quello che stavano facendo. Tu passi, e loro rimangono immobili, a tavola a mangiare, a lavarsi i denti, in poltrona a vedere la tv, a discutere di cose di famiglia...

Anche a me.

lunedì 27 aprile 2009

27/04/2009

E' strano.
Ci sono abitudini, modi di vivere, gesti, odori, che devono rimanerti dentro da sempre. Tu te li dimentichi, ma basta un niente che ritornano. Puntuali e perfetti, così come erano milleni fà, ed è come se non si fosse mosso niente intorno, dentro e fuori.
Mi è successo così ora che sto vivendo una vacanza forzata a casa dei miei genitori. Sono tornata lì dove ho vissuto 26 anni, e con me sono tornate sensazioni remote, tante parti di me che avevo dimenticato.
E' evidente quindi che certe cose ci rimangono dentro. A dispetto della vita che facciamo, del tempo che passa, delle scelte che compiamo, sono fedeli come un dna, ci appartengono.
Ho riscoperto il telefono che squilla 10 volte al giorno, e la mamma che prepara da mangiare per tutti noi, il soffocamento tenero di una casa dove c'è sempre qualcuno, dove non ci sono spazi vuoti, dove tutto è pieno di affetto, calore, partecipazione.
Sentire che tutto questo mi è rimasto dentro, mi rassicura. In mezzo a una vita che scorre e corre, una vita di rincorse a fare SEMPRE e TUTTO, loro sono rimaste lì. Le mie essenze più remote, come peccato originale non si lavano.

Sembra che, quando ti senti perso e senza te stesso, puoi tornare al principio, e ritrovarti.

giovedì 9 aprile 2009

09/04/2009

Una rondine non fa primavera.
E mai fui più d'accordo con un luogo comune.
Una rondine non fa primavera, una rondine fa estate!
A me le rondini fanno sempre pensare all'estate, quando tornavo dal mare e, non so perchè, non andavo a casa mia, ma andavo a casa di mia nonna. Passavo in mezzo al cortile dei palazzi, e avevo le orecchie piene di rondini.
Perchè a differenza di come molti pensano, l'estate è piena di rondini, non la primavera. Come i fiori: d'estate ti assalgono violenti gli spruzzi dei fiori che gridano i loro colori. E poi tutti gli odori delle finestre aperte, odori di mangiare, di cuocere.
Paradossalmente penso che una delle ultime canzoni che mi piacciono, si chiama "Odio l'estate". E' fatta di note cupe, pesanti, infagottate come gli inverni. Ma questo non c'entra, era solo una cosa che mi sembrava curiosa dopo tutto.
Che poi quello che mi piace di più dell'estate è la sera. Le sere d'estate non sono sere. Con tutta quella luce, sembrano gli inizi di nuovi momenti. Sono piene di cose vissute, ricordate, di ore pesanti sulle gambe, lunghe tutto il giorno, di cose fatte, di sudore attaccato alla pelle. Ma sono sere rilassate. Mi danno un senso di pace, di ordine, come quando sai che non può essere che così.
Adesso è sera. Non ancora di quelle sere fresche che ti fanno piacere perchè ti lasciano un po' di ristoro dal caldo soffocante del sole, ma è ancora una di quelle sere che fa freddo, che devi coprirti il doppio del giorno. Ma ci sono le rondini: sopra la mia testa, sopra il tevere, sul ponte che arriva all'isola Tiberina (ma viene da Tiber, o Tiberio?? mio Dio se sono ignorante!), sopra il traffico che ti macina le orecchie, tra gli alberi, che a volte te lo scordi, ma ci sono, inaspettatamente in mezzo al grigio sporco dell'asfalto.
Dicevo.
Ci sono le rondini, e la mia testa si dissocia tra il giardino sotto casa della nonna, lo scorrere dell'acqua che ho sotto i piedi, le voci che parlano tutte le lingue del mondo. Addirittura un contrabbasso! Non potrebbe essere che così tutto questo. E mi sento una turista della mia città. Roma è così, ti sorprende dietro l'angolo, o nelle strade che fai ogni giorno per andare a lavorare. Lei non ti appartiene, non ti apparterrà mai, non si lascia possedere; e hai sempre un po' la sensazione di essere in balia. Ma se puoi fermarti e respirare l'aria che ha dentro, allora sei un turista, sei il cinese con la macchina fotografica da milioni di euro, sei la spagnola con gli orecchini pendoli, seiu il tedesco con i calzini dentro i sandali... E come loro che parlano tutte le lingue del mondo (perchè sono proprio sicura, ci sono tutte!) sono anche io straniera nella città dove vivo.

Visitatore e illustre ospite.


Ora torno a casa, così felice di essere viva qui.

sabato 28 marzo 2009

Segnali di vita

E' curioso come ci siano degli eventi, dei piccoli segnali, dei gesti che la vita mi fa, evidentemente, in momenti ben precisi, tali che non posso fare finta di non vederli.
Ma è altrettanto evidente che io continuo a non coglierli, o quantomeno a non capirne il significato, perchè si ripetono, si ripresentano, come a volermi urlare cose che non riesco a sentire...
C'è stato chi ha provato a insegnarmi a cogliere tutte le emozioni che ho la fortuna di provare, senza cercare di controllarle, di dargli un senso che sia diverso da quello di lasciarsi emozionare. Le foglie con la loro caducità, mi insegnano ogni giorno che il tempo è inesorabile e terribilmente inevitabile. I bambini con i loro sorrisi mi insegnano a non dimenticare la bellezza di lasciarsi sorprendere. Tutte le lacrime che piango, mi insegnano che posso sopravvivere nonostante tutto, nonostante il senso di perdizione che mi riempie a volte, nonostante la disperazione che sembrainguaribile.
Eppure ci sono cose che proprio non riesco a imparare.
Quello che sento ora ascoltando delle note a me molto care, mi riscalda di amare inquietudini, mi stringe lo stomaco, serra la gola e mi toglie le parole.

Nel frattempo ho bruciato per ben due volte i bastoncini che tentavo di cucinarmi per cena (e anche tre dita della mano)!! Anche questo potrebbe insegnarmi qualcosa, ma sono sempre troppo lontana dall'impararlo...